Le domande più frequenti che leggo sui forum di discussione riguardano l’efficacia del vaccino anticovid.
“Mi stupisce lo stupore” di chi ancora non ha capito.
Il vaccino previene la comparsa di sintomi gravi, come il ricovero ospedaliero e la morte. Se ci pensate bene, anche il vaccino antinfluenzale non garantisce che non farete l’influenza. Non credo di avere svelato un segreto inammissibile.
E invece si ripropongono le solite domande da social del tipo: “ma allora cosa lo faccio a fare?”
Io spero che nessuno di voi abbia mai pensato di sfangarla a breve, questa cazzo di pandemia. Nessuno lo ha mai detto ufficialmente, ma distanziamento e mascherina ce li porteremo appresso per molto tempo.
La campagna vaccinale, insieme alle cure domiciliari serie (se mai si decideranno ad attivarle) servono soprattutto per liberare il sistema sanitario dall’emergenza covid e permettere di tornare a curare efficacemente anche le altre patologie, cosa che oggi non è più possibile. E a far ripartire davvero economia e scuola.
Poi, col tempo, vedremo anche di tornare ad una vita normale. Quando qualcuno paragona il covid ad una guerra, in realtà, vi sta dicendo questo. E, per sopravvivere, servono intelligenza e nervi saldi. Fatevene una ragione.
Lo dimostrano gli esempi di quei paesi dove è stata avviata una campagna vaccinale seria: Israele, Inghilterra, Usa e anche Serbia, il piccolo paese balcanico che ha già vaccinato il 205 della popolazione (circa 7 mln di persone).
Ma… ci sono dei ma!
Mentre i primi hanno mantenuto attivi i dispositivi di protezione individuale, in Serbia hanno decretato una sorta di “liberi tutti”, organizzando eventi di partecipazione di massa senza protezioni individuali cha hanno portato i contagi a risalire e le autorità a chiudere per settimane alcune attività pubbliche (una sorta di lockdown).
Questo conferma l’ipotesi iniziale sulla necessità di adeguare, comunque, i comportamenti a codici di prudenza, e la necessità di avere pazienza e nervi saldi perché i vaccini non risolveranno alla radice il problema dei contagi.
Claudio Zani