Le indicazioni di Stefano Casebasse – CEO di Alcas SpA
Definire un utensile in plastica “riutilizzabile” non è sufficiente a sottrarlo al divieto di messa in commercio, come definito dall’Unione Europea con la Direttiva 2019/204 del Parlamento europeo e del Consiglio del 5 giugno 2019. Per essere definito tale dovrebbe essere concepito, progettato o immesso sul mercato per compiere più spostamenti e poi essere restituito a un produttore per la ricarica o al fine di essere riutilizzato per lo stesso scopo per cui è stato concepito.
Cucchiai e palette “reusable” non sono adatti al riutilizzo nell’ambito professionale a cui sono destinati dato che le loro caratteristiche tecniche sono assimilabili a quelle dei prodotti monouso, oramai vietati. Tali prodotti inoltre non vengono smaltiti correttamente generando così un importante danno a livello ambientale. Queste pratiche creano in aggiunta delle problematiche di natura igienica e più in generale di salute pubblica, in quanto le procedure di lavaggio in lavastoviglie per utensili di uso domestico non sono in alcun modo assimilabili alle procedure di lavaggio di utensili in ambito professionale.
Per poter dichiarare le stoviglie pluriuso in ambito domestico occorre testarle secondo la norma EN 12875-1 che stabilisce un minimo di 125 lavaggi in lavastoviglie domestica. Secondo la norma tecnica di riferimento per i lavaggi professionali EN 17735:2022 per raggiungere un appropriato livello di igiene la temperatura di lavaggio deve essere compresa tra gli 82° e gli 85°. Infatti se il gelatiere effettivamente riutilizzasse i prodotti “riutilizzabili” come suggerito da coloro che immettono tali prodotti sul mercato (lavandoli in lavastoviglie domestiche a temperature inferiori a 65°), non verrebbero garantiti i requisiti igienici. Basti pensare alle conseguenze, per un consumatore allergico, di utilizzare posate contaminate da allergeni.
Le aziende produttrici di tali prodotti, consapevoli del proprio comportamento fraudolento e nel tentativo di evitare le sanzioni previste tentano di “spostare” la responsabilità sugli acquirenti, ovvero gelaterie, bar e imprese di catering, predisponendo delle dichiarazioni volte ad attribuire al singolo operatore la responsabilità del ricondizionamento al fine del riutilizzo.
Cosa significa questo per i gelatieri? Significa che un gelatiere che acquista delle palette o cucchiai “reusable” dovrebbe innanzitutto acquistarne una sola scatola ad un prezzo molto superiore a quello in passato pagato per i medesimi prodotti monouso, ma dovrebbe anche prevedere all’interno della gelateria un circolo chiuso per la raccolta di palette e cucchiai usati, il loro ricondizionamento e sanificazione, e la loro rimessa a disposizione dei consumatori. Senza questo, il gelatiere si espone alle sanzioni oltre a mettere a repentaglio la salute dei propri clienti, nonché la salvaguardia dell’ambiente.
Foto credit: Agenzia Fotocronache Germogli