Per Luigi Morello, presidente dell’Istituto Espresso Italiano – IEI, realtà che rappresenta tutta la filiera italiana, non ci sono dubbi sul valore di un espresso, soprattutto alla luce della recente discussione sull’aumento del costo della tazzina al bar. “Il prezzo del caffè al bar deve riflettere esclusivamente la qualità del prodotto in tazza e il livello del servizio offerto e non può più essere il risultato di speculazioni politiche o legato a un prezzo fisso, storicamente troppo basso”, sottolinea il presidente.
Il barista rappresenta l’ultimo passaggio nella trasformazione della materia prima, e di conseguenza il prezzo della tazzina di caffè rappresenta a sua volta l’ultimo passaggio nella catena del valore. L’IEI invita a riflettere e considerare che l’Italia è l’unico Paese che non riesce a valorizzare adeguatamente la figura del barista e a riconoscere il giusto valore del caffè.
Fipe ha rilevato che, a fronte di un tasso di inflazione del +16% tra luglio 2021 e luglio 2024, i prezzi nei bar sono cresciuti del 13%. Anche sulla tazzina di espresso gli aumenti sono al di sotto dell’inflazione, continuando a mantenerne il prezzo tra i più bassi d’Europa. Il trend è spinto dall’aumento di costi e materie prime. Come dichiara il presidente Morello «negli anni passati, i produttori di attrezzature hanno affrontato una grave crisi, causata dall’aumento dei prezzi delle materie prime e dalla scarsità di componenti elettronici. Ancora più drammatici sono stati gli ultimi 18 mesi per i torrefattori, che si sono trovati ad affrontare una difficile reperibilità del caffè, il costante aumento dei prezzi e ulteriori problematiche logistiche.»
Per l’Istituto Espresso Italiano è fondamentale ricordare che l’intero settore sta attraversando momenti difficili, anche a causa della mancanza di personale qualificato. La bassa redditività non solo ha ridotto il numero degli esercenti, ma ha anche reso difficile offrire stipendi adeguati, facendo sì che la professione del barista sia meno attrattiva. Secondo Fipe Confcommercio, infatti negli ultimi 10 anni il numero delle imprese che svolgono attività esclusivamente di bar è diminuito di oltre 22mila unità.