Il rispetto delle misure richieste al settore ristorazione con il nuovo DPCM del 24 ottobre del Governo Conte impone al settore ristorazione, praticamente nella sua totalità, la chiusura alle ore 18.00 dei locali. Un provvedimento che mina, ancora una volta, un comparto già tanto colpito durante la prima fase del lockdown.

APCI – Associazione Professionale Cuochi Italiani, ente che rappresenta innanzitutto delle persone, uomini e donne che lavorano nella ristorazione, condanna con forza questa scelta che non permette ai cuochi di vedere nessuna garanzia per il proprio lavoro. Non solo economica, ma anche strutturale.

Le chiusure a intermittenza penalizzano fortemente le figure professionali del comparto, che vedono ridursi inevitabilmente le proprie prospettive di mantenimento (e di ricerca) del lavoro.

“Quello che manca completamente al Decreto che bisognerà rispettare fino al 24 novembre – commenta il Presidente di APCI, Roberto Carcangiu – è proprio la mancanza di prospettiva e di speranza per chi lavora come cuoco e anche per chi è legato al settore ristorazione per la propria professione: strutture turistiche, aziende del settore agroalimentare, distributori, ecc. Un intero mondo che fa da motore del nostro Paese al quale si sta chiedendo di indebitarsi senza concedere una visione di ripresa”.

APCI difende e tutela i lavoratori di questo settore, chiedendo che chi ha lavorato bene venga messo nella condizione di poter vivere del proprio lavoro. “I nostri associati – commenta Sonia Re, Direttore Generale di APCI– in questi mesi hanno investito molto per capire come muoversi al meglio. Hanno investito per adeguare i locali alle norme di sicurezza richieste, in soluzioni digitali per poter lavorare meglio sull’asporto e il take away, in formazione personale, per comprendere le logiche di un mercato che sta cambiando. Alla base di un ragionevole sostegno alla categoria ci sarebbe il diritto a lasciar lavorare ognuno, nel rispetto delle norme. Se il Governo ritiene che non ci siano le condizioni per farlo, che imponga la chiusura reale, non indotta, assicurando però la dignità di ognuno, con ammortizzatori dedicati”.

APCI chiede considerazione e tutela del lavoro per la categoria dei cuochi, per creare insieme, seppure nelle difficoltà, un Paese che possa contare sulla forza e la competenza dei propri lavoratori.